Arthur Stace, l'uomo "Eternity", la vera storia a 50 anni dalla sua morte

Arthur Stace, l'uomo "Eternity", la vera storia a 50 anni dalla sua morte

Balmain 1885, è appena un ragazzo nato in una famiglia povera. I suoi genitori insieme ai suoi due fratelli e le due sorelle sono destinati alla strada. Passano giorni senza avere nulla da mangiare. Non è certo una sopresa che la sua statura smette di crescere a 1,6 metri di altrezza.

Quando morì il 30 luglio 1967, cinquant’anna fà, la sua vita era stata totalmente trasformata. la città lo battezzò “l’uomo eternity”.

Stace passò gli ultimi 37 anni della sua vita a scrivere con del gesso la parola “eternity” (eternità)  su tutte le strade e le pareti di Sydney.

Secondo una stima circa 500.000 volte. Questo era il suo modo di predicare, un sermone di una sola parola scritta con del gesso giallo impermeabile.

Per i primi 25 anni in cui scriveva “eternity” divenne una legenda, nessuno sapeva chi fosse. Mentre la parola “eternity” risuonava per tutta Sydney.

Nel giugno 1956, il giornalista Tom Farrell del Sunday Telegraph smascherò Arthur Stace come il “graffitista misterioso”.

A 72 anni, finalmente era pronto a divulgare il suo segreto e raccontare la sua straordinaria storia.

Stace parlò della sua infanzia difficile che si trasformò presto in un’adolescenza senza speranza.

Partecipò alla prima guerra mondiale. Al suo ritorno a casa divenne alcolizzato, si ritrovò fragile, malato e disperato.

Un giorno per strada si imbattè in una folla dove uno di loro gli sussurrò: “Vieni anche tu, c’è una tazza di tè e dei biscotti in chiesa”. Racconta così che quella notte, il 6 agosto 1930 “fu salvato”.

Si convertì al cristianesimo grazie a un sermone sul verso di Isaia 57, 15:

“Poiché così dice l’Alto e l’Eccelso, che abita l’eternità, e il cui nome è “Santo”.

Stace raccontò in un’intervista: “L’eternità ha suonato al mio cuore e improvvisamente ho cominciato a piangere e ho sentito una potente chiamata dal Signore a scrivere dell’eternità”.

Anche se era analfabeta e difficilmente poteva scrivere il proprio nome in maniera leggibile, la parola eternità gli uscì senza problemi e in una bellissima calligrafia.

E’ stato arrestato per ben 24 volte a motivo delle scritte. Usciva sempre di prigione dicendo alle guardie di essere stato delegato da un’autorità più alta.

Ancora oggi a Sydney, Australia esistono due punti dove è possibile incontrare la sua scritta originale.

Arthur Stace aveva 83 anni quando morì nel Hammondville Home Care – un miracolo considerando la sua infanzia malnutrita e la sua adolescenza piena di alcol.

Alla sua morte pianse l’intera città al punto che la sua lapide fu messa sui principali giornali di Sydney.

Non solo, Sydney dedicò un’enorme scritta in sua memoria sul ponte di Harbour all’iniziò del nuovo millennio.

Torna al blog